Un cambio di mARcia nell’educazione

Per chi ha figli in età scolare, gli ultimi tre mesi sono stati alquanto rivelatori. Abituati a salutarli al mattino per non rivederli se non ore dopo, ciò che accadeva all’interno della classe rimaneva per lo più nel campo della congettura, col solo supporto di indizi sporadici (i riscontri degli insegnanti) o semplicemente scarsi (i racconti dei notoriamente reticenti alunni). Ma quando, all’improvviso, l’home-schooling è diventato la nuova normalità, è stato come se la quarta parete crollasse, permettendoci di sbirciare ciò che accade quotidianamente dietro le quinte.

Un’esperienza in qualche modo spiazzante, che di certo ci ha consentito di comprendere in maniera più approfondita tanto i benefici quanto i limiti degli strumenti d’insegnamento digitali e di quelli tradizionali.

Non c’è alcun dubbio che un’interazione fisica con insegnanti e compagni è vitale, non solamente nell’ottica dell’apprendimento, ma anche per uno sviluppo sociale salutare; d’altro canto, la crescente adozione di tecnologie di comunicazione che fanno già parte della vita dei ragazzi, gioca un ruolo fondamentale nel coinvolgerli sempre più e meglio nel processo di apprendimento.

Pertanto ci troviamo oggi ad uno snodo fondamentale, in cui dobbiamo risolvere il dilemma e trovare il modo di sfruttare il meglio che i due approcci sono in grado di offrire: combinando il mondo reale con contenuti costruiti digitalmente, le tecnologie immersive possono rappresentare la soluzione al problema.

Per esser chiari: la pandemia non ha sollevato la questione dal nulla; l’ha semplicemente messa ai primi posti nella lista delle priorità. Le potenzialità della mixed reality per le applicazioni educative erano chiare e conosciute da ben prima che esplodesse la crisi Covid19, e poggiano su una serie di ragioni che possiamo schematizzare come segue:

Coinvolgimento degli studenti

Questo è un elemento fondante, data la natura interattiva di Realtà Aumentata e Virtuale che permette di alzare il livello di attenzione in qualunque materia.

Basti pensare a una lezione di matematica in cui gli alunni imparano le proporzioni disegnando un edificio e poi vedendone la costruzione digitale: se i calcoli sono sbagliati, il risultato sarà evidentemente disastroso! Non solo, ma gli studenti saranno motivatissimi a capire meglio la teoria per migliorare il risultato finale.

Ritenzione delle informazioni

La ricerca sul tema non lascia dubbi in proposito: nell’estrarre contenuti attraverso un processo di scoperta attivo, gli studenti trattengono più ricordi – e in maniera più vivida – rispetto a quanto avviene in un processo di ricezione passiva delle informazioni.

Da questo punto di vista la Realtà Aumentata è il veicolo perfetto: un conto è imparare la chimica leggendone sui libri; totalmente diverso è farlo conducendo esperimenti in maniera virtuale – peraltro quindi senza la necessità di un laboratorio attrezzato di tutto punto.

Riduzione dei costi

L’esempio del “laboratorio virtuale” ha introdotto il concetto, ma ci sono considerazioni ulteriori da fare su potenziali risparmi.

Certo, le tecnologie immersive comportano investimenti che, specialmente nel caso di istituzioni pubbliche, possono apparire come un ostacolo alla loro adozione.

Un paio di aspetti vanno però presi in considerazione: innanzitutto, sempre più questo genere di applicazioni gira su hardware che è già nelle mani degli studenti (i loro dispositivi mobili); e sul medio termine, la flessibilità e la facilità nel modificare i contenuti, riduce i costi legati alla progettazione e all’aggiornamento delle lezioni.

In breve: mentre i costi di acquisizione crollano, i risparmi sul medio termine diventano sempre più cospicui.

Le competenze richieste dalle nuovi professioni digitali

C’è un elemento su cui riflettere: non c’è mai stata prima nella storia l’opportunità di imparare (e divertirsi) e nel frattempo costruirsi un valido profilo professionale. Certo, le metodologie tradizionali possono plasmare le menti dei ragazzi in modi che portano risultati negli anni.

Ma non c’è una correlazione diretta, ed eccellere nelle “tecnologie” e nei metodi storicamente applicati nell’insegnamento (leggere; prendere appunti; tradurre dal latino…) non costituisce un’abilità immediatamente applicabile in ambito lavorativo.

Vivere e creare esperienze di mixed reality nell’apprendimento di qualunque materia, invece, rappresenta un’incredibile “formazione sul campo” in competenze richiestissime nel mondo digitale.

Un approccio all’apprendimento coinvolgente e attivo, messo in piedi con attenzione ai costi e attrezzando gli studenti alle sfide professionali che li attendono: su questi pilastri abbiamo oggi l’opportunità di ripensare l’educazione.

Le generazioni più giovani sono abituate ad acquisire conoscenza attraverso dispositivi mobili ed esperienze attive, e le istituzioni educative che non vi si adattano faticheranno ad affrontare queste nuove esigenze.

E’ ormai chiaro da tempo che aggiornare le metodologie di insegnamento, le risorse e i programmi per adottare un nuovo approccio all’educazione è l’unica strada possibile: è arrivata l’ora di cambiare marcia per percorrerla.

Questo messaggio è disponibile anche in: Inglese

Share