L’emergenza sanitaria globale determinata dal virus Covid-19, oltre ad aver generato un profondo impatto sul tessuto industriale del nostro Paese e nel resto del mondo, ha colpito profondamente un settore che in Italia vale il 13% del PIL, si tratta del Turismo.
Le perdite stimate tra crisi e post-crisi sono nell’ordine dei miliardi di euro e sono causate principalmente dalle limitazioni agli spostamenti, soprattutto quelli internazionali, e dalle regole di distanziamento sociale che per forza di cose, anche alla riapertura, costituiranno un freno alla prosperità del settore del turismo e dei beni culturali che occupa in Italia il 15% dei lavoratori.
Il settore culturale Italiano dovrà fare i conti con un 2020 che vedrà per tutto l’anno un crollo delle presenze di visitatori dall’estero, che nel nostro Paese sono il 50,3% del totale. Dunque almeno inizialmente si punterà al turismo domestico, dal momento che anche gli Italiani che avrebbero viaggiato all’estero, verosimilmente guarderanno con più interesse all’offerta interna.
Oltre a fare i conti con le ovvie perdite di fatturato che colpiranno il settore turistico, sia in Italia che nel resto del mondo, gli operatori e i gestori di beni culturali, iniziano a rendersi conto che la strada maestra per superare la crisi è quella della “trasformazione digitale”. Grazie a tali soluzioni sarà possibile mettere il patrimonio culturale a disposizione di tutti, inclusi i turisti che non potranno spostarsi. Le soluzioni digitali traghetteranno, di fatto, gli enti verso una fase di rinnovamento in cui la trasformazione dei flussi e la disponibilità di maggiori strumenti consentirà di dar vita a modelli di fruizione più sostenibili e di maggiore livello qualitativo.
In alcuni casi d’uso le tecnologie immersive, Realtà Virtuale e Realtà Aumentata, hanno dimostrato non solo di poter sopperire al problema della fruizione a distanza, ma anche di avere la capacità di arricchire l’esperienza di visita con contenuti e informazioni normalmente non disponibili.
Ecco alcune possibilità per gli operatori di strutture museali e siti d’interesse in generale:
Digitalizzazione degli spazi espositivi
Si tratta di una ricostruzione fotogrammetrica o con laser scanner degli spazi reali di luoghi come ad esempio i musei. Questa attività permette di creare una versione digitale del museo, sulla quale possono essere innestate esperienze di vario tipo, dalla navigazione degli ambienti, in stile Google Streetview, fino all’abilitazione di punti di interesse multimediali ai quali sono associate narrazioni vocali, video o semplicemente fotografiche. Questo tipo di caso d’uso può essere reso fruibile sia da browser web che da applicazioni mobili.
Percorsi Virtual Reality
Questo caso d’uso prevede la ricostruzione artificiale degli spazi, nel loro stato attuale o a uno stato che corrisponde a un periodo storico diverso. Si utilizza soprattutto quando si vogliono mostrare contenuti e percorsi relativi a siti andati perduti del tutto o in parte. In questa categoria rientrano alcune delle tappe del progetto Circo Maximo Experience, tramite le quali si possono rivivere le gare delle bighe ai tempi dell’antica Roma.
Percorsi Mixed Reality
Per sfruttare al massimo i contenuti digitali e applicarli non solo al contesto virtuale, ma anche al patrimonio fisicamente disponibile all’interno di un sito di interesse, si utilizzano tecniche di Mixed Reality, esse sfruttano la convivenza di VR e AR, permettendo ai visitatori sia di immergersi in ricostruzioni ancorate agli oggetti reali (es. resti, reperti, ecc…), sia di visualizzare contenuti completamente artificiali. Il risultato è ottenibile sia utilizzando visori di Mixed Reality che dispositivi mobili, anche questi ultimi infatti, con tecnologie dedicate, riescono a espletare egregiamente compiti di riconoscimento e tracking di oggetti.
Visite virtuali senza AR e VR
Una possibilità che non contempla l’utilizzo delle tecnologie immersive, ma che consente comunque una digitalizzazione light dell’esperienza di visita, è la creazione di applicazioni che forniscano un accesso digitale ai contenuti, presentandoli in modalità tradizionali, come ad esempio gallerie di immagini, video e narrazioni audio.
In conclusione, il processo di digitalizzazione degli enti che operano nel settore dei beni culturali, può subire soltanto un’accelerazione a causa dell’emergenza Coronavirus, ma la strada è già stata tracciata da una serie di esperienze di successo, sia in Italia che all’estero.
Il vantaggio per gli operatori del settore è dunque quello di agevolare l’accesso ai siti di interesse in un momento in cui questi saranno soggetti a regole che prevederanno il contingentamento degli ingressi, il distanziamento sociale e l’utilizzo di dispositivi di protezione personali. L’esperienza digitale può in una certa misura sopperire al calo di fatturato cui gli operatori molto probabilmente andranno incontro in questa stagione e non escludiamo neppure negli anni a venire.
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